In Emilia-Romagna quasi la metà delle imprese che avevano già intrapreso strategie di digitalizzazione in epoca pre-Covid, ha saputo reagire meglio all’emergenza. Questo emerge dai dati elaborati dal Centro Studi di Confartigianato Emilia-Romagna su una rilevazione svolta nel mese di luglio da Unioncamere-Anpal. In regione, infatti, il 48,8% delle imprese la cui digitalizzazione integra investimenti in tecnologia, nuovi modelli di business e modello organizzativo, ha potuto ripartire con regimi di lavoro simili a quelli precedenti il lockdown. Bene anche le imprese in transizione digitale, quelle cioè che hanno adottato piani di digitalizzazione non integrati fra i diversi ambiti, con il 44,6% delle ripartenze, mentre solo il 38,3% delle imprese non digitali hanno riaperto con regimi simili a quelli pre-emergenza.

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“Abbiamo visto come l’emergenza sanitaria abbia accelerato quel processo di digitalizzazione che da tempo Confartigianato considera essenziale per affrontare un mercato sempre più ampio e che richiede qualità e flessibilità – commenta Marco Granelli, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna nonché vice presidente vicario nazionale di Confartigianato Imprese -. Le evidenze della ricerca effettuata dal Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna mostrano la grande capacità delle micro e piccole imprese della nostra regione di adattarsi ai cambiamenti, e di averlo saputo fare con lungimiranza e coraggio. Dall’analisi dei dati si rileva un’intensificazione da parte delle Mpi emiliano-romagnole dell’uso di strumenti digitali, sia per lo smart working sia per attivare l’e-commerce. Queste sono soluzioni su cui Confartigianato mette da tempo a disposizione delle aziende, grazie alle Associazioni provinciali, strumenti e persone capaci di dare impulso a una nuova economia”.

Le tecnologie digitali alleate delle micro e piccole imprese nell’emergenza

Dai dati emersi dal sondaggio effettuato da Confartigianato Emilia-Romagna al termine del periodo di lockdown, a cui hanno partecipato oltre 1.000 micro e piccole imprese e artigiani, quasi una Mpi su tre ha fatto ricorso a canali di vendita alternativi a quelli tradizionali (consegne a domicilio, e-commerce, altri canali). L’emergenza ha fatto scoprire nelle tecnologie digitali un alleato: il 57,3% delle Mpi non commerciali, tra lockdown e ripartenza, ha difatti attivato e/o migliorato e/o incrementato l’uso di una o più tecnologie digitali, tra cui sito web, social network, piattaforme di videoconferenze, formazione on-line ed e-commerce. Per continuare a comunicare e tenere informati clienti e fornitori molti imprenditori si sono affidati ai social network: il 50,4% degli imprenditori dichiara di aver fatto un uso maggiore dello strumento rispetto al periodo pre-emergenza. 

Più della metà delle imprese ha investito in sicurezza e reti informatiche 

L’esame dei dati relativi agli investimenti delle imprese di Unioncamere-Anpal evidenzia che nell’ambito delle tecnologie digitali, nel quinquennio tra il 2015 e il 2019, più di una micro-piccola impresa emiliano-romagnola su due ha investito nella sicurezza informatica (52,2%) e nell’internet ad alta velocità, cloud, mobile e big data analytics (51,8%). Il 38,5% ha investito in strumenti software per l’acquisizione e gestione dei dati, mentre il 24,2% in IoT (Internet delle cose) e tecnologie di comunicazione machine-to-machine, e il 19,1% in realtà aumentata e virtuale a supporto dei processi produttivi. 

Relativamente meno diffusi gli investimenti delle Mpi nella robotica avanzata (come stampa 3D, robot interconnessi e programmabili), rilevati solo nel 12,9% delle imprese. Si osserva dunqe una propensione maggiore delle Mpi a investire in tecnologie infrastrutturali (sicurezza informatica, internet ad alta velocità, cloud, mobile e strumenti software) e uno slancio minore verso investimenti maggiormente specializzati.