Più di trecento le persone accorse mercoledì 29 novembre, alla conferenza “L’Uomo nell’età della tecnica” tenuta dal filosofo e saggista Umberto Galimberti e organizzata da Confartigianato Emilia-Romagna al “The Sydney Hotel” di Bologna.

Fra i convenuti numerose le autorità istituzionali nonché imprenditori e funzionari delle associazioni territoriali del Sistema Confartigianato che, prima della lectio magistralis del professor Galimberti, hanno potuto godere dell’ouverture suonata dalla Maestra violinista Elisa Tremamunno.

 

 

Umberto Galimberti, “Non siamo più noi a controllare la tecnica, è lei che controlla noi”

Posti esauriti con ampio anticipo grazie alle prenotazioni e tanto entusiasmo per il professor Galimberti, che ai convenuti ha parlato di come la tecnica influenzi la vita degli esseri umani. “Se Prometeo, il titano che nel mito donò la tecnica agli uomini, è colui che vede in anticipo, noi siamo coloro che nel nome della tecnica vanno avanti senza sapere cosa troveranno – ha detto il professor Umberto Galimberti -. Non siamo più noi a controllare la tecnica, è lei che controlla noi: nella scienza, nella cultura, nella socialità, nella politica, nell’educazione. E questo deve preoccuparci perché l’azione della tecnica non riguarda l’etica. La tecnica, che ha sostituito la politica come luogo di decisione, è al servizio dell’ottimizzazione di tutte le procedure. Essa, in sostanza, agisce come la ‘volontà di potenza” nicciana. La tecnica vuole se stessa e l’essere umano fa parte dell’apparato che deve raggiungere un determinato scopo, senza potersi porre il problema di chi abbia davanti”.

 

Davide Servadei, “Il messaggio è che dobbiamo porre di nuovo l’uomo al centro”

“Il professor Galimberti – spiega Davide Servadei, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna -, ci ha offerto alcuni strumenti del pensiero per capire il tempo in cui stiamo vivendo, quale sarà il nostro prossimo futuro e quali saranno i problemi che dovremo affrontare. Le sue parole ci accompagneranno e ci aiuteranno ad affrontare le domande a cui dobbiamo dare risposta nel più breve tempo possibile per affrontare con più serenità il futuro. Il messaggio è che dobbiamo porre di nuovo l’uomo al centro. Nessuno più di noi, che siamo produttori di PIL sociale come diciamo spesso, abbiamo bisogno di sapere cosa succederà, di conoscere l’indirizzo che la storia prenderà. Perché è da come sapremo muoverci all’interno di quel panorama che dipende il futuro delle nostre imprese, delle nostre famiglie e delle nostre comunità”.

 

Amilcare Renzi, “La creatività e la passione che vivono nelle officine, nelle botteghe, nei laboratori devono restare vitali perché sono strumenti di felicità”

“La tecnica è la più alta forma di razionalità, come ci ha ricordato il professor Galimberti. Ma la creatività e la passione che vivono nelle officine, nelle botteghe, nei laboratori devono restare vitali perché sono strumenti di felicità – commenta Amilcare Renzi, segretario regionale di Confartigianato -. Felicità è una parola che non si sente spesso nei convegni e nelle iniziative dedicate al mondo dell’impresa. Per noi la felicità non è qualcosa di individualistico e men che meno è definita da un indice statistico. Nella nostra cultura la felicità discende dalla soddisfazione di creare qualcosa di bello e funzionale, di offrire lavoro, di far crescere le nostre famiglie e le nostre imprese con dignità. È ed è per questo che per noi la felicità deve essere di comunità”.

 

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