I risultati del sondaggio di Confartigianato Emilia-Romagna svolta dal 10 al 23 aprile 2020 con oltre 1.900 interviste a micro-piccole imprese e imprese artigiane della regione evidenzia un’ampia diffusione di segnali recessivi a causa dell’emergenza coronavirus.

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Le imprese artigiane e micro-piccole attualmente chiuse sono il 60,1%: il 55% per attuazione delle disposizioni di governo e regione e il 5,2% per scelta volontaria dell’imprenditore, dovuta per lo più al voler tutelare la salute dei lavoratori e dei clienti e ad un’elevata riduzione degli ordini.

Il restante 39,9% continua completamente o parzialmente l’attività. L’8,2% delle imprese aperte ha diversificato la propria produzione per realizzare dispositivi medico sanitari o di sicurezza. Il 75% delle piccole imprese rimaste aperte lamenta l’elevata difficoltà riscontrata nel reperire l’apparecchiatura necessaria per continuare ad operare in sicurezza. Il 32,2% delle imprese aperte svolgono tutta o parte dell’attività in modalità a distanza (lavoro agile/smart working).

La crisi Covid-19 ha determinato una crescita dell’utilizzo di canali alternativi di vendita: sono salite del 65,5% le imprese che fanno consegne a domicilio, del 53,4% le imprese che fanno e-commerce e del 34,5% le imprese che utilizzano altri canali (televendite e/o intermediari pubblici o privati per vendita e consegna della merce).A marzo si rileva un calo del fatturato delle MPI emiliano-romagnole non commerciali del 53,6%. Per il mese di aprile, in cui si estende il lockdown avviato a marzo, le imprese stimano un calo dei ricavi del 69,3%. Il calo del fatturato nel bimestre marzo-aprile equivale ad una riduzione del 10,3% del fatturato dell’intero anno. In valore assoluto il calo del fatturato delle MPI della regione nel bimestre è di 8,5 miliardi di euro.

Lo shock della crisi da coronavirus ha determinato sulla gestione finanziaria d’impresa nel 91,7% dei casi mancati incassi per caduta del fatturato, nel 75,8% dei casi criticità relativamente al cash flow aziendale e nel 54,8% dei casi ritardi dei pagamenti di privati.
L’83,6% delle imprese intervistate necessita di un sostegno alla liquidità aziendale: il 48% sostiene di aver bisogno di importi superiori a 25 mila euro.

Il 60% delle micro-piccole imprese ha avanzato almeno una richiesta alle banche nelle ultime settimane. In prevalenza sono state richieste: consulenza (66,1%) e moratoria (61,5%); mentre è crollata la domanda di credito per investimenti.
Nell’arco di 6-12 mesi 2 piccole imprese su 5 prevedono un recupero della normalità aziendale graduale ma completo mentre per 2 su 5 il recupero rimane parziale.

Nella fase di progressiva uscita dalla crisi e di ripartenza gli imprenditori indicano che saranno per lo più trainanti un solido sostegno al sistema dei pagamenti e alla finanza d’impresa e il dinamismo e la resilienza che da sempre contraddistingue le micro-piccole imprese.