In Italia si registra una ripresa economica, ma il Covid continua a fare paura. L’aumento dei contagi, la riduzione estiva delle vaccinazioni e la pressione sulle strutture sanitarie fanno segnare una battuta d’arresto all’indice della fiducia delle imprese che ad agosto, dopo 8 mesi consecutivi di aumento, registra un calo dell’1,7%, pur restando su livelli piuttosto elevati.

D’altra parte la ripresa economica accelera con il Pil italiano che fa segnare nel secondo trimestre un + 2,7% rispetto al trimestre precedente, superiore alla media dell’Eurozona che è del 2%, restando però sotto del 3,8% rispetto al periodo pre Covid.

Le stesse previsioni dell’Ocse indicano per il 2021 una crescita dell’economia italiana del 5,9% e del 4,1% nel 2022, trainata da investimenti (+15,9% nel 2021 e +8,7% nel 2022) ed esportazioni (+12% nel 2021 e +7,1% nel 2022).

In tredici settori manifatturieri l’attività produttiva supera i livelli pre-crisi: legno con la produzione del primo semestre 2021 del 9,8% superiore allo stesso periodo del 2019; apparecchiature elettriche (+8,4%); computer ed elettronica (+7,9%), mobili (+7,6%), vetro, cemento, ceramica eccetera (+6,4%), gomma e plastica (+4,9%), altra manifattura (+4,3%), bevande (+3,1%), riparazione macchinari (+2,6%), metallurgia (+2,1%), alimentare (+1,1%), carta (+0,8%) e prodotti in metallo (+0,5%). Per l’alimentare e bevande si tratta della migliore performance dal 1990, inizio della serie storica. In ritardo l’auto (-8,1%) e soprattutto la moda (-24,9%).

La ripresa degli investimenti è già in corso – sostenuta dagli incentivi fiscali – e sta determinando un più che completo recupero dei settori delle costruzioni e della digital economy. Nel confronto internazionale, la performance dell’edilizia italiana è di gran lunga superiore a quella della Germania (+0,8%) ed è in controtendenza rispetto al ritardo di Francia (-5,8%) e Spagna (-17,8%). Ad agosto 2021 i giudizi delle imprese sull’attività delle costruzioni sono ai massimi dal maggio 2003.

Il traino del superbonus per la ripresa economica

Il superbonus del 110%, anche grazie alle semplificazioni introdotte lo scorso 31 maggio con il Decreto Legge 77/202, sta sostenendo la domanda di manutenzione degli immobili. Nel secondo trimestre del 2021 la quota di consumatori che indicano certa o probabile una ristrutturazione della propria abitazione raggiunge il massimo storico del 22,9%.

Secondo il report sul super ecobonus del 110% dell’Enea e del Ministero della transizione ecologica, al 31 agosto 2021 le asseverazioni sono 37.128, il totale del investimenti ammessi a detrazione ammonta a 5.685 milioni di euro, mentre quelli relativi a lavori conclusi ammessi a detrazione sono pari a 3.910 milioni di euro.

L’analisi dei dati su base territoriale evidenzia che gli investimenti su lavori conclusi ammessi a detrazione sono pari al 5,7% del valore aggiunto delle costruzioni, con una maggiore accentuazione per il Mezzogiorno, dove la quota sale al 7,6%, davanti al Centro con il 6,2%, al Nord Est con 5,4% e al Nord Ovest con il 4,2%.

Si inverte una tendenza che, nell’arco del decennio 2011-2019, ha registrato nel Mezzogiorno un rapporto tra detrazioni incentivi fiscali e valore aggiunto delle costruzioni dimezzato rispetto alla media nazionale. L’utilizzo degli incentivi fiscali, inoltre, favorisce il contenimento del fenomeno del sommerso nell’edilizia: nelle regioni meridionali la quota di lavoro irregolare nelle costruzioni è del 24,5%, pressoché doppia rispetto il 13% del Centro-Nord.

Effetti indotti dalla ripresa delle costruzioni

Si assiste anche un ritorno alla crescita delle start-up di impresa: nei primi otto mesi del 2021 le nuove iscrizioni di imprese delle costruzioni sono del 6,5% superiore allo stesso periodo del 2019, in contro tendenza rispetto al -16,1% della manifattura e al -7,0% dei servizi.

La domanda delle costruzioni genera un significativo traino sulla produzione di manufatti per l’edilizia che, nei primi sette mesi del 2021, risulta dell’8,4% superiore allo stesso periodo del 2019, a fronte di un ritardo del 2,2% registrato nella media della manifattura.

La ripresa in corso si riverbera anche sulla domanda di lavoro delle imprese dell’edilizia. Nei primi sei mesi del 2021 si sono realizzate 719 mila assunzioni nette, il 12,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2019, con una marcata accentuazione nelle costruzioni, dove salgono del 57,6%. Le costruzioni sono il comparto che registra il maggiore aumento di posti di lavoro creati, con 33 mila assunzioni nette in più rispetto al primo semestre del 2019 (+57,6%), a fronte dei 25 mila in più degli Altri servizi e dei 21 mila in più del Commercio.

I problemi

Con la crescita della domanda, sale la difficoltà di reperimento del personale che ad agosto 2021 arriva al 44,5% delle entrate di operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici, oltre nove punti superiore al 35,3% di un anno prima e risultando ampiamente superiore al 39,7% della media degli operai specializzati.

Prevale la domanda di lavoro stabile e qualificata. Il 91,5% delle entrate nelle costruzioni si riferiscono a personale dipendente, superiore all’86,8% dei servizi e al 79% della manifattura, mentre la quota di ingressi di personale generico si limita al 7%, una quota dimezzata rispetto al 14,5% della media di tutti i settori.

I rischi per la ripresa economica

Gettano un ombra sulla ripresa dell’edilizia l’escalation dei prezzi e la scarsità delle materie prime. La bolletta energetica a giugno 2021 sale a 26.550 milioni di euro, in aumento di 5,5 miliardi di euro rispetto ai 21,1 miliardi rilevati a febbraio 2021. Di fatto l’Italia paga il prezzo dell’energia più alto d’Europa, superiore del 18,1% rispetto alla media Ue.

A giugno 2021 i costi delle commodities non energetiche salgono del 39,1% su base annua mentre le attese sui prezzi delle costruzioni ad agosto 2021 balzano ai massimi da settembre del 2004, mentre l’attività di quasi una su dieci (9%) è ostacolata dalla difficoltà di reperimento delle materie prime.