Non si fermano i rincari delle materie prime che ad agosto hanno fatto registrare un aumento del 31,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si tratta di una pesante ipoteca sulla ripresa soprattutto per i piccoli imprenditori ai quali gli aumenti di prezzo delle materie prime non energetiche costano, su base annua, 46,2 miliardi.
L’allarme arriva dalla Confederazione nazionale di Confartigianato Imprese che ha calcolato l’impatto dei rincari su 848mila micro e piccole imprese, con 3.110.000 addetti, operanti nella manifattura e nelle costruzioni e che nel 2020 hanno acquistato materie prime per 156,1 miliardi, con un’incidenza sul fatturato pari al 42,5%.

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I dati sui rincari delle materie prime in Italia

Dei 46,2 miliardi di maggiori costi totali sopportati dalle piccole imprese a causa degli aumenti dei costi delle materie prime non energetiche,

  • 4,3 miliardi pesano sulle piccole aziende della produzione alimentare
  • 29,8 miliardi sulle piccole imprese della manifattura no food
  • 12,1 miliardi sui piccoli imprenditori del settore costruzioni

La rilevazione di Confartigianato evidenzia che, a livello territoriale, l’effetto più oneroso si manifesta nel Nord Est. In quell’area l’aumento dei prezzi delle materie prime sulle micro e piccole imprese pesa per il 3,3% del Pil. Seguono il Nord Ovest (2,8%), il Centro (2,3%) e il Mezzogiorno (1,8%).

La regione con il maggiore impatto dei rincari sulle micro e piccole imprese, pari al 3,6% del Pil, è il Veneto. Seguono le Marche (3,3%), Emilia-Romagna e Toscana (3,2%), e infine la Lombardia (3%).

I rincari “sono un freno alla ripresa”

Secondo Confartigianato le aziende paradossalmente in alcuni casi devono rinunciare a lavorare sia per il prezzo troppo elevato delle materie prime sia per la difficoltà a reperirle sul mercato. In particolare a settembre 2021 la quota di imprese delle costruzioni che indica la scarsità di materiali come ostacolo alla produzione sale al 9,5%, avvicinandosi al picco dell’estate del 2009.

“Materie prime sempre troppo care e spesso introvabili – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli –, sono un freno per la ripresa. Si riducono il valore aggiunto e la propensione ad investire delle imprese, compromettendo sia i processi di innovazione che la domanda di lavoro. Le nostre aziende rallentano la produzione e, in alcuni casi, tornano ad utilizzare gli ammortizzatori sociali, nonostante la ripresa degli ordinativi”.

“Questa corsa dei prezzi delle materie prima ci preoccupa molto e chiediamo alla politica un’azione efficace che calmieri i costi per le imprese. Siamo coscienti che il mercato ha una vita propria, ma un’azione di controllo su eventuali manovre speculative è doverosa e da far partire al più presto. Inoltre su appalti e opere pubbliche, chiediamo di favorire la revisione dei prezzi nei contratti, onde evitare di mettere ulteriormente in difficoltà le imprese che faticosamente stanno cercando un rilancio”, aggiunge il presidente di Confartigianato Emilia-Romagna, Davide Servadei.