“L’impresa che verrà – Noi giovani protagonisti del futuro” è stato il tema al centro del convegno che si è tenuto lunedì 16 maggio all’hotel Carlton di Bologna. Un dialogo tra il professore Stefano Zamagni, docente di Economia politica all’Università di Bologna; Davide Servadei, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna; Lorenzo Bernardi, presidente Giovani imprenditori di Confartigianato Emilia-Romagna, moderato dal giornalista Valerio Baroncini.

Il video con interviste e highlights dell’incontro

 

Stefano Zamagni, “nella biodiversità economica l’artigianato sarà importante”

“Siamo in una fase storica nella quale l’artigiano è destinato a crescere, dopo un lungo periodo dove l’idea prevalente era invece che l’artigianato dovesse scomparire – ha affermato il professor Stefano Zamagni -. Ora invece è chiaro che se vogliamo rilanciare il tasso di imprenditorialità dobbiamo andare verso una biodiversità, l’economia per avere successo deve puntare su una pluralità di forme d’imprese. E l’impresa artigiana sarà quella che meglio delle altre saprà valorizzare i contenuti della quarta rivoluzione industriale. Quindi la politica deve tenere conto di ciò e con le sue leggi deve assecondare questo processo”.

Davide Servadei, “il posto fisso non è più l’obiettivo di gran parte dei nostri studenti”

“I dati ci dicono che il 43% delle richieste di lavoro non sono esaudite perché mancano le professionalità, servirebbero delle persone già formate ma non ce ne sono – ha affermato Davide Servadei -. In secondo luogo vi sono molti giovani che accettano un posto di lavoro, ma dopo pochi anni cercano di cambiare. Il posto fisso non è più l’obiettivo di gran parte dei nostri studenti. Purtroppo per i mestieri professionalizzanti, come lo sono molti nell’ambito dell’artigianato, questa volatilità è penalizzante. La mancanza di professionalità va a discapito della qualità”.

Lorenzo Bernardi, “in questo contesto i giovani devono essere al tempo stesso saggi e coraggiosi”

“Nella mia ancor giovane attività di imprenditore mi sono trovato a fare poche scelte, ma a prendere tante decisioni – ha detto Lorenzo Berardi -. Viviamo in un mondo che cambia velocemente e in questo contesto i giovani devono essere al tempo stesso saggi e coraggiosi. Non c’è più un percorso formativo, il cosiddetto garzone di bottega, che ti permetteva di crescere in maniera equilibrata, oggi si esce dagli studi e bisogna essere subito pronti a fare impresa”.

Un mercato del lavoro che cambia, le parole del professor Stefano Zamagni

“Sottolineo due aspetti sui quali dovremo riflettere e con i quali la politica dovrà interrogarsi. Negli ultimi tre anni negli Stati Uniti cinque milioni di lavoratori hanno abbandonato un lavoro sicuro, in Italia siamo a 400 mila. Dall’altra parte le imprese non riescono a trovare lavoratori adeguati alle caratteristiche del loro processo produttivo. Due fenomeni che sembrano in contraddizione, ma non è così – ha spiegato Zamagni -. Il lavoro umano ha due dimensioni: acquisitiva ed espressiva. Nel primo caso l’essere umano lavora per acquisire il potere d’acquisto con il quale soddisfare le proprie necessità. A questa dimensione corrisponde il concetto di lavoro giusto. E questa è stata la grande battaglia del movimento sindacale ed operaio a partire dalla seconda metà dell’Ottocento fino ad oggi. Purtroppo ci siamo dimenticati dell’altra dimensione, quella espressiva. L’essere umano attraverso il lavoro e con il lavoro esprime il proprio potenziale di vita”.

Il concetto di lavoro decente

Alla dimensione espressiva corrisponde il concetto di lavoro decente – ha proseguito Zamagni -. Quelli che abbandonano hanno un lavoro giusto ma non decente. In quel lavoro quella persona non si realizza, nell’ambiente di lavoro il modello di organizzazione era tale per cui era costretta a fare un lavoro talmente ripetitivo e alienante che non ce la faceva più, fino all’umiliazione. Purtroppo oggi nessuno, nemmeno il sindacato, parla di lavoro decente. E chi soffre di più di questa situazione sono le donne, che possono accettare di prendere meno soldi, ma non di essere umiliate. Bisogna cambiare l’attuale organizzazione del lavoro. I modelli alternativi ci sono, ma in Italia non si vogliono applicare”.

Stefano Zamagni spiega la “conazione”

La conazione come modello per il futuro. “La conoscenza deve esser messa al servizio dell’azione, e l’azione non può essere esercitata se non a partire dalla base di conoscenza, questo è il modello leonardesco della bottega artigiana – ha spiegato Zamagni -. In Italia non si vuole cambiare il modello formativo. Però qualcosa si muove, Dal prossimo ottobre in 27 istituti liceali di 13 regioni verrà sperimentato un nuovo modello di liceo su quattro anni. Si chiama Trend (Transizione energetica e digitale) e l’idea è proprio basata sulla conazione. E’ stato voluto da 42 imprese medio grandi italiane che si sono messe assieme per trovare le risorse.Il mondo artigiano non può restare fuori da questo percorso. Poi dovete stringere accordi con il mondo dell’università, vi sono nuove possibilità su base locale, si possono avviare rapporti con i singoli dipartimenti”.

Lo scontro tra due scuole di pensiero

“Stiamo andando verso uno scontro tra due scuole di pensiero: transumanista e neoumanista. La Transumanista ha la sua roccaforte in California, dove è stata fondata l’Università della singolarità, finanziata a suon di dollari da Gafam (un’aggregazione che comprende Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft). Il loro concetto è che entro il 2050 non ci sarà più bisogno dell’essere umano. Il progetto Neoumanista non vuole certamente fermare il progresso, ma questo deve essere al servizio dell’umanità. Non deve sostituire il lavoro delle persone, lo deve potenziare e soprattutto eliminare gli aspetti deteriori. La sede è a Bruxelles. Mentre negli Stati Uniti grandi gruppi stanno investendo sul loro progetto, nel nostro continente nessuno è disponibile a finanziare il progetto europeo”. ha concluso Zamagni.

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