Secondo i dati elaborati dal Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna le attività artigiane di servizio alle persone che da oggi fino al 25 marzo sono chiuse comprendono 20.856 imprese artigiane, con quasi 52 mila addetti, escludendo dal computo totale i settori che non rientrano nelle chiusure previste dal Dpcm dell’11 marzo, cioè lavanderie, tintorie e servizi di onoranze funebri che comprendono 1.207 imprese artigiane registrate, e il comparto dell’autoriparazione che conta 5.332 imprese artigiane.
“La situazione delle imprese è complessa – commenta Marco Granelli, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna nonché vice presidente vicario nazionale di Confartigianato Imprese -. Per questo chiediamo fin da subito un’attenzione maggiore alle istanze delle imprese da parte della Pubblica amministrazione e dei suoi funzionari, con regole che alleggeriscano il carico burocratico e semplifichino il ritorno alla normalità. Si prendano a riferimento le procedure che, negli ultimi tempi, hanno dato risultati positivi in termini di ripresa. Penso, ad esempio, alla ricostruzione del ponte di Genova. Servono insomma risposte chiare e veloci per rasserenare la quotidianità degli imprenditori”.
Addetti e imprese
Nei settori dei servizi alle persone a fine 2019 sono registrate in Emilia-Romagna 27.395 imprese artigiane, pari al 21,8% dell’artigianato, che danno lavoro a 69.544 addetti, mentre sono 19.145 quelle che si dedicano ai servizi alle imprese, con oltre 42 mila impiegati.
In Emilia-Romagna nel settore dei servizi (alle imprese e alle persone) operano 46.540 imprese con oltre 110 mila addetti impiegati
Nel dettaglio nei servizi alle persone, come visto sopra, lavorano oltre 69 mila addetti, a cui si sommano gli oltre 40 mila addetti nei servizi alle imprese, pari al 14,6% dell’artigianato. Rispetto al 2009 la composizione settoriale dell’artigianato si è profondamente modificata: dieci anni fa l’occupazione nelle imprese artigiane si suddivideva in modo più omogeneo nei tre macro settori, con il 36% degli addetti nel Manifatturiero, il 34,5% nei Servizi e il 29,2% nelle Costruzioni.
I dati per provincia
La suddivisione per provincia vede Bologna in testa con 11.498 imprese e oltre 24 mila impiegati. Seguono Modena, con 7.123 imprese e quasi 18 mila addetti, Reggio Emilia, con 13 mila impiegati in oltre 5 mila imprese, e Forlì-Cesena, che presenta 4.695 imprese con quasi 12 mila impiegati. Vicine Ravenna e Parma, rispettivamente con 4.085 e 4.023 imprese per 10 mila e 9 mila addetti. Seguono Rimini, con 3.790 imprese e oltre 9 mila addetti, e Ferrara, con 3.382 imprese e 7 mila impiegati. Chiude la provincia di Piacenza con 2.752 imprese che impiegano quasi 7 mila addetti.
“I dati espressi dalla ricerca del nostro Centro studi preoccupano – prosegue il presidente Granelli -, perché danno conto dell’impatto che questa emergenza ha sulle micro e piccole imprese non solo del manifatturiero, comparto su cui ci aspettavamo un duro colpo dovuto in gran parte all’indotto delle esportazioni, ma anche dei servizi. Questo settore, in particolare, impiega un gran numero di addetti che rischiano, spesso in prima persona, di non poter riaprire le proprie attività al termine dell’emergenza. Per questo attendiamo ulteriori misure per venire in aiuto agli imprenditori che in queste condizioni sono impegnati nel contenimento dei danni e a resistere sul mercato. Dopo queste prime misure andrà quindi affrontata la fase due con ulteriori interventi e, a emergenza sanitaria conclusa, saranno necessari provvedimenti dedicati agli indennizzi per i danni subiti dalle imprese e a rilanciare l’attività”.