Della burocrazia se ne parla quasi come fosse una malattia, “Burodemia” appunto, nella ricerca effettuata dal Centro studi di Confartigianato Imprese pubblicata il 5 ottobre 2020, in seguito a un sondaggio su oltre 3 mila micro e piccole imprese italiane. Un peso sopportato dalle imprese italiane che spinge il nostro Paese al primo posto fra quelli dell’Eurozona per criticità nei rapporti fra le aziende e la Pubblica amministrazione.

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Il peso della burocrazia

Nel corso della ripresa delle attività economiche dopo il pesante lockdown della prima parte dell’anno 2020 si evidenziano alcune difficoltà di relazione tra le imprese e gli uffici della Pubblica amministrazione. Nel sondaggio, effettuato dal Centro studi di Confartigianato Imprese, il 26,1% delle imprese che hanno provato ad accedere a uffici della Pubblica amministrazione ha segnalato un grado di complessità non sostenibile per l’accesso agli sportelli degli enti pubblici, a cui si somma un ulteriore 42,6% di imprese che ha rilevato un’elevata complessità. Le condizioni di insostenibilità sono maggiormente pesanti per le Costruzioni, segnalate da 1 impresa su 3 (33,1%).

L’Italia risulta essere il primo Paese dell’Eurozona, e il secondo nell’Unione europea a 27 dietro alla Romania, per criticità della burocrazia sulle attività delle imprese. La complessità è elevata anche in Grecia (85%) e Francia (83%). Paradossalmente in Francia, il secondo paese dell’Eurozona per spesa pubblica sul Pil, e in Grecia e Italia, i due Paesi con il più alto rapporto tra debito pubblico e Pil, le imprese soffrono un maggiore peso della burocrazia.

La burodemia accentuata dal ritardo digitale

Le difficoltà di relazione con gli uffici pubblici, acuite nel corso della crisi da Coronavirus, sono aggravate da una bassa efficacia del canale digitale nella interazione tra cittadini e imprese e la Pubblica amministrazione, con un conseguente basso profilo della qualità dei servizi pubblici.

Molti servizi pubblici essenziali per l’attività economica, in particolare per le costruzioni, sono in capo alle Amministrazioni comunali. Per questo rilevante segmento della Pa, la relazione digitale con l’utenza dei servizi mostra delle carenze. Secondo una recente analisi della Corte dei conti che valuta lo stato di attuazione del Piano Triennale per l’Informatica 2017-2019 sulla base di un indice composto “la maggior parte dei Comuni (6.458, pari al 90% del totale enti) risulta essere poco orientata alla digitalizzazione, in quanto ha ottenuto un punteggio che li colloca nei gruppi di punteggio 1 e 2.”