Le micro e piccole imprese in Emilia-Romagna dichiarano per il 2020 una riduzione media del fatturato del -24,9%. Un ulteriore calo del -15,6% è previsto per la prima metà del 2021 . Più pesante il calo per imprese che intercettano la domanda turistica (-33,7%).

Questi sono i dati che emergono dal sondaggio, effettuato a inizio 2021 dal Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna, su un campione rappresentativo di imprese. La rilevazione ha posto l’accento su diverse tematiche: dinamica passata (2020) e futura (primi nove mesi 2021) del fatturato, previsioni di recupero livelli fatturato pre-Covid, strategie di risposta alla crisi, Superbonus 110%, effetto Brexit, digitalizzazione e Piano Transizione 4.0.

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Il calo del fatturato nel 2020

Le categorie di Mpi che segnalano perdite più pesanti (superiori del 30%) di fatturato nel 2020 rispetto al 2019 sono: Trasporto persone, Alimentari (rosticcerie/cibi d’asporto, birrifici, pasticcerie, etc.), Lavanderie, Moda. Sono le stesse imprese che prevedono di iniziare l’anno 2021 registrando variazioni tendenziali del fatturato negative e più ampie rispetto alla riduzione media.

Più ampi i cali di fatturato segnalati dalle imprese che esportano (-27,4%) e quelle che intercettano la domanda turistica (-33,7%).

La ripresa nel 2021 per le imprese dell’Emilia-Romagna

Rispetto alla capacità delle Mpi di recuperare i livelli di fatturato pre-Covid, la metà (52,2%) esprime incertezza rispetto all’andamento futuro del mercato e dichiara quindi di non essere in grado di prevedere quando avverrà il recupero. Tale incertezza deteriora le aspettative degli imprenditori sulla base delle quali si parametra la domanda di lavoro e quella per investimenti.

La restante quota (47,8%) di imprenditori in media prevede di poter recuperare i livelli di fatturato pre-emergenza sanitaria entro la prima metà del 2022. Si sposta dunque il traguardo di recupero previsto per la seconda metà del 2021 evidenziato nella survey precedente, svolta a giugno 2020.

Il 46,2% delle MPI emiliano-romagnole risentono in modo particolare delle conseguenze della pandemia tanto da temere seriamente di non riuscire a superare la prima metà dell’anno in corso. Si tratta di imprese vitali, che nonostante tutto sono riuscite a sopravvivere allo shock conseguente alla diffusione del virus fino ad ora, ma che adesso devono fare i conti con un mercato ancora non favorevole al loro business (trasporto persone, rosticcerie/cibo d’asporto, birrerie, etc.). Va tenuto conto che queste MPI avrebbero quasi certamente ancora spazio nel mercato post pandemia.

Il Superbonus 110% come opportunità

Ad oggi il 9% delle MPI ha effettuato o prevede di effettuare ristrutturazione di immobili aziendali usufruendo del bonus 110%. Si tratta di attività allocate in condominio i cui soggetti titolari di reddito d’impresa possono usufruire del bonus in relazione alle spese sostenute per interventi realizzati sulle parti comuni degli edifici, qualora partecipino alla ripartizione delle spese in qualità di condomini.

Mentre dal lato dell’offerta la quota di imprese delle Costruzioni che ritengono il Superbonus 110% un’opportunità d’impresa si attesta al 56,3% delle MPI del settore, tra cui il 28,8% ha già ricevuto segnali di mercato di utilizzo del superbonus, dai primi contatti e preventivi, fino all’inizio lavori. Di queste, il 60% segnala il ritardato inizio delle attività a causa di problemi burocratici, legati a sanatorie ad esempio, e il 53,3% indica la mancata risposta di uffici comunali e pubbliche amministrazioni. L’indagine evidenzia anche la presenza di diffuse difficoltà di gestione dell’asseverazione e del visto di conformità.

Brexit, gli effetti sulle imprese dell’Emilia-Romagna

Tra le MPI manifatturiere esposte sui mercati esteri, sia direttamente che indirettamente, il 20,5% ha come mercato di riferimento il Regno Unito. Si tratta per lo più di imprese del settore Moda (tessile, abbigliamento, calzature, occhiali e gioielleria), Prodotti in metallo, Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine e Fabbricazione di macchinari.

Di queste imprese un 40% segnala di aver già riscontrato difficoltà legate a maggiori costi di trasporto e/o a tempistiche lunghe causate da dichiarazioni doganali da compilare, controlli sulle regole di origine, controlli fitosanitari, controlli regolamentari etc.