Secondo una ricerca del Centro Studi di Confartigianato per l’anno 2018, presentata alla Convention 2019 dei Giovani Imprenditori Confartigianato, per le imprese dell’Emilia-Romagna sono previste 126.550 entrate di difficile reperimento, pari al 29,8% delle entrate totali, che sono quindi 424.450. Rispetto a queste il 14,7% delle entrate di difficile reperimento, cioè 62.590, è dovuto alla scarsità dei candidati (sono quindi in numero inferiore rispetto alla domanda di mercato) mentre il 12,3%, cioè il 52.320, è dovuto all’inadeguatezza degli stessi (non c’è, insomma, sufficiente preparazione nei candidati). Riguardo agli under 30 sono 119.120 le entrate totali di cui 36.370 sono di difficile reperimento (il 22,9%). Di queste 19.960 sono legate alla scarsità dei candidati (il 10,4% del totale) mentre 13.290 sono dovute all’inadeguatezza degli stessi (il 9,4%).

Per quanto riguarda le Pmi, cioè le imprese con meno di 50 dipendenti impiegati, nel 2018 sono previste 86.660 entrate di difficile reperimento su un totale di 257.630. Per 38.680 posti di lavoro le difficoltà di reperimento sono legate alla scarsità di candidati mentre 38.960 dipendono dall’inadeguatezza degli stessi. Per gli under 30 sono 69.710 le entrate previste per il 2018 di cui 24.030 sono di difficile reperibilità. 11.830 sono quelle legate alla scarsità di candidati mentre 9.650 sono coloro che risultano non sufficientemente preparati per il posto di lavoro offerto.

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“La situazione evidenziata dalla ricerca del Centro studi di Confartigianato nasce da una duplice difficoltà del nostro Paese – commenta Marco Granelli, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna -. La prima è di tipo culturale, che porta a sottovalutare il lavoro manuale, sfavorendo così gli studi tecnici che sono invece una delle principali porte d’ingresso al mondo del lavoro. Vi è poi la necessità di innalzare in modo sensibile la qualità dell’insegnamento, che troppe volte ha il carattere della precarietà e della conseguente mancanza di una seria programmazione del percorso di studi”.

“Accanto a ciò – prosegue il presidente Granelli -, è necessario ribadire con forza la nostra contrarietà alla diminuzione delle ore di frequenza nelle aziende per gli studenti, aumentando invece il tempo degli stage, dell’alternanza scuola-lavoro e dell’apprendistato. La scuola, insomma, deve guardare come un luogo formativo all’avanguardia”