Sono stati pubblicati i dati relativi alle esportazioni delle imprese dell’Emilia-Romagna per il terzo trimestre dello scorso anno. Dati che registrano ancora un trend positivo, sebbene in lieve rallentamento rispetto ai periodi precedenti. Le vendite all’estero delle imprese regionali segnano infatti un +5,0%, pari a 15.136 milioni di euro, secondo i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna.

Anche l’export nazionale ha registrato una tendenza positiva, sebbene meno sensibile di quella regionale, con un +2,7%. La nostra si conferma la terza regione per quota dell’export nazionale (13,6%), preceduta dalla Lombardia (27,4%) e dal Veneto (13,7%). Tra gennaio e settembre le esportazioni della Lombardia e dell’Emilia-Romagna sono aumentate molto rapidamente (+5,2 e +5,1%), mentre quelle del Veneto hanno mostrato una minore forza (+2,9%) e quelle dal Piemonte, che si piazza al quarto posto a livello nazionale, sono rimaste al palo (+0,6%).

L’andamento positivo si fonda principalmente sui mercati europei, con particolare riguardo per i Paesi aderenti all’Unione europea (che segnano un +5,9%). In forte crescita i mercati americani (+9,1%) mentre i Paesi asiatici registrano una crescita più contenuta, con un +2,9%. Per quanto riguarda i singoli Paesi, bene risponde la Germania (con un +4,6%), che assorbe il 12,8% dell’export regionale, e prosegue il boom delle vendite verso il Regno Unito (+15,5%), in attesa di segnali per quanto riguarda la Brexit. Come anticipato bene i mercati americani, con gli Stati Uniti che da soli toccano il +10,2% mentre il Brasile segna una flessione. Crollo del mercato turco con -26,7%.

Il risultato in crescita è da attribuire all’importante industria dei macchinari e delle apparecchiature, che ha realizzato il 28,5% delle esportazioni regionali, con un aumento delle vendite del 5,1%. Gli altri contributi più rilevanti sono stati quelli forniti dall’industria dei mezzi di trasporto (+8,0%), delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+9,7%) e della metallurgia e dei prodotti in metallo (+8,4%). Note dolenti e segno rosso per l’industria ceramica e del vetro (-5,2 per cento).

(Fonte Unioncamere)