Si è svolta a Ravenna, sabato 16 marzo 2019, una manifestazione nazionale dal titolo “Per l’energia italiana”, a sostegno delle imprese estrattive e di produzione di gas naturale. A rappresentare l’Associazione, assieme a un folto gruppo di associati, dirigenti e funzionari del territorio, sono stati il segretario della Confartigianato Ravenna, Tiziano Samorè, e il vice presidente nazionale, nonché presidente regionale, Marco Granelli.

“Confartigianato è presente a sostegno delle 1000 imprese e degli oltre 10mila lavoratori che oggi rischiano di vedere sfumare il proprio futuro a causa di scelte che vanno contro il comparto estrattivo del gas metano. Una fonte energetica eco-compatibile e riconosciuta nel mondo come la più adatta ad affrontare il cambiamento climatico e di abitudini”, ha spiegato il presidente Granelli.
Per la manifestazione è stato condiviso, con CNA, un documento.
“Le associazioni dell’artigianato, CNA e Confartigianato, hanno aderito immediatamente e in maniera convinta alla manifestazione nazionale per l’energia italiana, promossa dal Sindaco di Ravenna Michele de Pascale, che giustamente si svolge nella centralissima Piazza del popolo, uno degli elementi distintivi di questa splendida e operosa città. La scelta di scendere in piazza tutti insieme, associazioni imprenditoriali e sindacati dei lavoratori, credo rappresenti la risposta più chiara e più forte ad un provvedimento del Governo fondamentalmente iniquo che blocca per 18 mesi la possibilità di effettuare esplorazioni e ricerca di idrocarburi e aumenta di ben 25 volte i canoni di concessione. Una misura approvata con troppa fretta dal Governo, senza un corretto confronto in sede parlamentare e con le rappresentanze economiche e che vuole mettere definitivamente in ginocchio un settore economico importantissimo della nostra economia. Una disposizione, tra le altre cose, che noi consideriamo ai limiti della costituzionalità, visto che è stata inserita in un decreto, il Decreto Legge Semplificazioni, completamente estraneo a questa materia.

Si tratta di un errore clamoroso che sta affossando un settore, quello dell’industria upstream, che da sempre si caratterizza per gli elevati livelli di competenze, professionalità, innovazione tecnologica e per aver creato occupazione qualificata. L’impatto sul  territorio nazionale sarà pesantissimo, devastante su questo territorio: basti pensare che solo in Emilia-Romagna,  se alle 1.000 imprese del settore che impiegano circa 10.000 lavoratori, aggiungiamo anche quelle dell’indotto, che è composto prevalentemente da aziende artigiane e di piccola e media dimensione, i numeri crescono in maniera esponenziale. Un indotto costituito da una miriade di imprese, spesso poco considerate perché a prima vista possono sembrare relegate ai margini dei processi produttivi  e tecnologici, ma che in realtà  sono protagoniste fondamentali e altamente qualificate. Artigiani e piccoli imprenditori altamente specializzati in grado di operare in stretta collaborazione con le grandi committenze nazionali e internazionali.

E poi non bisogna dimenticare che proprio in questa Regione, sono state compiute scelte strategiche fondamentali verso le energie rinnovabili, sancite da un piano energetico regionale costruito con i territori, le parti sociali e le associazioni, in linea con l’accordo di Parigi. Accordi importanti e lungimiranti, che si sono nutriti e si sono sostanziati attraverso la concertazione e il confronto politico sindacale.

E qui arriviamo al nocciolo della questione : come sarà possibile far mantenere  al  gas naturale un ruolo centrale nel processo di traghettamento dell’Italia verso un’economia low carbon? 

Perché noi, insieme a tanti altri, coltiviamo ancora l’dea che il gas naturale sia la fonte fossile che meglio potrebbe condurre il mondo dell’energia verso le fonti rinnovabili, verso un nuovo futuro del settore. Una soluzione condivisa anche dall’Unione Europea che ha proposto di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico attraverso la produzione locale di energia puntando sul cosiddetto mix energetico, costituito dalla coesistenza  del gas naturale unito alle rinnovabili. L’Italia, da sempre in deficit per quanto riguarda il fabbisogno energetico e con un alto costo dell’energia per le imprese, con ovvie conseguenze negative sulla competitività del sistema produttivo, non può permettersi di abbandonarsi alla demagogia e a decisioni che nulla hanno di scientifico. Noi abbiamo sempre affermato che le risorse energetiche del nostro Paese vadano usate con equilibrio, in un’ottica di tutela del territorio ed implementando quanto più possibile l’uso delle fonti energetiche rinnovabili, come è stato finora. Ma proprio perché conosciamo molto bene il settore delle energie rinnovabili, pur nella consapevolezza di quanto la green economy si stia rivelando un importante volano per il nostro territorio oltre che per l’intera economia nazionale, è ovvio che nel breve e medio periodo il fabbisogno energetico locale e nazionale non possa prescindere dai combustibili fossili.

Infine, va ribadito che in questa fase congiunturale con previsioni di crescita estremamente contenute, soprattutto per il nostro Paese, non è sicuramente il momento di frenare quelle attività economiche in grado di generare ricchezza e benessere. E consegnare ad altri la possibilità di utilizzare risorse naturali che abbiamo a portata di mano essendo fortemente presenti nei nostri mari, rinunciando così a una storia di produzione di gas metano che in questo territorio dura da oltre 60 anni ci sembra un’altra assurdità.

La risposta che abbiamo dato oggi, con questa nostra manifestazione, credo sia un fatto importante, perché un Paese che si reputa moderno deve avere proprie risorse energetiche che vanno ricercate, sviluppate e utilizzate con intelligenza , competenza e rispetto per l’ambiente, come è stato fatto fino ad ora. Chiediamo, quindi, alle forze politiche che compongono la maggioranza di Governo di ascoltare con attenzione gli appelli che giungono da “Quelli del sì” , imprenditori e lavoratori  che rappresentano la parte più sana e ragionevole del Paese e che ogni giorno operano per offrire un futuro di crescita e occupazione. Perché senza sviluppo per l’impresa non c’è sviluppo per il Paese”.

(Fonte Confartigianato Ravenna)