accesso al creditoIl calo costante dei prestiti registrato dal 2012 ha lasciato il posto, ad aprile 2018, ad un timido bagliore positivo. Un segnale che però non tranquillizza Confartigianato, visto che il trend del credito ai piccoli imprenditori rimane ben al di sotto della media riguardante le imprese di maggiori dimensioni. Per l’artigianato, poi, le cose sono decisamente in territorio negativo. Basti dire che nel 2017 i finanziamenti alle imprese artigiane sono diminuiti di 3,3 miliardi (pari a quasi l’8 per cento in meno in un anno). E addirittura, rispetto al 2012, il calo è stato di quasi 14 miliardi, pari ad un crollo del 26 per cento.

Al razionamento del credito alle piccole imprese, ha denunciato il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti anche in occasione dell’Assemblea della Confederazione, si aggiunge l’alto costo del denaro, che resta strutturalmente superiore per le aziende di minore dimensione e non è giustificato dalla maggiore rischiosità. Nel 2017, infatti, una micro impresa sana ha pagato un tasso del 5,70 per cento, quasi doppio rispetto al 3,24 per cento pagato da una grande impresa rischiosa. Un trattamento che nei fatti sottrae ai piccoli imprenditori quella liquidità necessaria a fare investimenti e ad agganciare la ripresa.

In questa situazione, continua il confronto tra Confartigianato e l’Abi. Insieme alle altre Organizzazioni d’impresa hanno concordato di prorogare fino al prossimo 31 ottobre le misure contenute nell’Accordo per il credito 2015, che sarebbe scaduto il 31 luglio.  Non solo. Le sigle imprenditoriali e le banche italiane hanno anche avviato i lavori per un nuovo Protocollo d’intesa sul credito alle Pmi, alla luce delle nuove regole europee in materia bancaria  e delle attuali condizioni di mercato.

(Fonte Confartigianato.it)